CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA E RITO DI BEATIFICAZIONE
DELLA SERVA DI DIO SUOR MARTA WIECKA

OMELIA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO

Leopoli, Parco della Cultura, 24 maggio 2008

Sia lodato Gesù Cristo!

Signori Cardinali,
cari Fratelli Vescovi e sacerdoti,
Onorevoli rappresentanti del Governo e dell’Esercito ucraino,
cara comunità religiosa a cui appartiene la Beata Marta Wiecka,
cari fratelli e sorelle!

Sono grato a Dio per l’opportunità che mi è data di visitare questa vostra Terra rimasta fedele a Cristo e alla Sede Apostolica anche durante il lungo periodo della persecuzione atea comunista. Vengo a visitare l’Ucraina, che il Servo di Dio, il Papa Giovanni Paolo II, nella sua visita del 2001, definì “popolo amico”, e vi ringrazio per la cordiale vostra accoglienza. Ringrazio il Signore anche perché, in nome del Santo Padre Benedetto XVI, del quale vi reco l’affettuoso e benedicente saluto, ho la gioia di presiedere questa celebrazione eucaristica e proclamare beata Suor Marta Wiecka, proprio nella città in cui da lungo tempo le suore di San Vincenzo de’ Paoli, curano i malati, si occupano dei giovani e della gente bisognosa non solo di cure mediche, ma anche di aiuto spirituale.

Con affetto saluto tutti voi qui presenti. Saluto i Cardinali, gli Arcivescovi e i Vescovi, con un particolare ricordo per il venerato Cardinale Mariano Jaworski, Pastore di questa Arcidiocesi Latina, che in spirito di autentica fraternità ha accolto me e le persone che mi accompagnano. Saluto Sua Eminenza il Cardinale Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halič. Saluto l’Arcivescovo Igor Voznyak, Pastore dell’Arcieparchia di Lviv. Saluto i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli. Rivolgo il mio saluto al Presidente dell’Ucraina, Sig. Victor Jushchenko e al suo delegato…; ai Rappresentanti del Governo e dell’esercito ucraino, ai Responsabili della Regione e della città di Lviv. Un saluto particolare anche a tutti i Rappresentanti delle Chiese Sorelle Cristiane. Saluto tutti i sacerdoti, i diaconi, i seminaristi, le persone consacrate e in modo particolare le suore dall’Istituto Religioso di San Vincenzo de’ Paoli con la Madre Generale. Un saluto quanto mai speciale ai parenti e ai famigliari della Beata Suor Marta Wiecka. Saluto tutti i pellegrini arrivati a Lviv da ogni parte dell’Ucraina e dall’estero. Infine il mio saluto si estende a quanti sono uniti a noi tramite la televisione e la radio: penso soprattutto agli anziani, ai sofferenti e ai carcerati. Ci riunisce tutti questa nuova Beata, che ha sacrificato la sua giovane vita per gli altri, senza far differenza di nazionalità o di religione. E si attua oggi il desiderio del popolo ucraino di elevare alla gloria degli altari una sua figlia – Suor Marta Wiecka, il cui sepolcro, durante il periodo sovietico, è stato simbolo dell’unità popolare, ed esempio di autentico dialogo ecumenico.

La Parola di Dio, che abbiamo ascoltato, ci spinge a meditare su che cosa sia la santità; ci conduce al cuore del messaggio evangelico, al grande comandamento che Gesù ci ha lasciato: l’amore di Dio e del prossimo.

“Le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi sommergerlo” (Ct 8, 7a). La prima Lettura, appena proclamata, ci indica l’infinito amore di Dio per il suo popolo, che Egli chiama costantemente alla conversione. Ma come si manifesta quest’amore? Secondo la Bibbia e secondo l’esperienza dei santi, è un amore che pone al primo posto Dio, il quale in Gesù ci ha rivelato il suo volto di bontà e di misericordia e ci invita alla comunione con Lui; è un amore che ci rende capaci di amare i fratelli senza distinzione di razza e cultura; un amore che rispetta ogni persona perché creata a immagine e somiglianza divina. Quest’amore risplende nella testimonianza di Suor Marta Wiecka, che ha sacrificato la sua vita divenendo per quanti ebbe modo di incontrare segno concreto dell’amore misericordioso del Signore.

L’amore ha la sua origine in Dio, come leggiamo nella Seconda Lettura. Dio è Amore, e noi amiamo Lui, invisibile ai nostri occhi, se amiamo il prossimo che vediamo. Sino all’eroismo del sangue, se necessario. Come fecero i martiri dei primi secoli della Chiesa; come fecero san Massimiliano Maria Kolbe, il beato Omelian Kovch, sacerdote della Chiesa Greco–Cattolica, e i martiri per la fede uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale.

“Dimorate nel mio amore!” (Gv 15, 9b). Questo è l’invito che Gesù ci rivolge: invito che l’evangelista Giovanni ha ascoltato personalmente da Gesù nel clima familiare e al tempo stesso drammatico del Cenacolo, alla vigilia della sua morte in croce. Invito all’amore che porta con sé, come condizione, il sacrificio della propria vita. Restate nel mio amore! Questo ha fatto suor Marta Anna Wiecka ed è diventata autentico esempio di fede, di speranza e di carità. Nata il 12 gennaio 1874 a Nowy Wiec, nel nord della Polonia, nell’aprile del 1892 entrò nell’Istituto delle Figlie della Carità a Cracovia, ed il 26 aprile del 1893 giunse arrivata qui, a Lviv, per lavorare nell’ospedale regionale, conosciuto come “piary”. Vita semplice e nascosta fu la sua, segnata ovunque si trovò ad operare – a Lviv, a Pidhajci, a Bohnia, Sniatyn, – dall’amore per Cristo e i fratelli, ponendosi totalmente al servizio della gente. Quando poi, sia la Polonia che l’Ucraina furono espropriate della loro sovranità nazionale, quando i cittadini furono oppressi, la loro fede e la loro lingua perseguitate, la giovane suora fu inviata in Galicja, dove la gente apprese a chiamarla “Santa Suora da Sniatyn”.

A voi tutti è noto il gesto eroico che compì, prendendo il posto di un assistente medico, che doveva procedere, nell’ospedale di Sniatyn, alla disinfezione della cella d’isolamento di una malata di tifo. Gli volle evitare il pericolo di contagio, ma il giorno successivo fu lei a contrarre il male e, nonostante le cure mediche, dopo una lunga malattia, andò alla casa del Padre. Questo atto eroico di una suora cattolica non è mai stato dimenticato. Come ha scritto il Cardinale Mariano Jaworski, nella sua Lettera Pastorale, il sepolcro di Suor Marta non era solo un luogo di culto, ma sostituiva anche la chiesa negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Là si riunivano, infatti, per la preghiera comunitaria i fedeli di tutte le confessioni cristiane, mostrando così la verità di quanto leggiamo nella Bibbia: “le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi potrebbero sommergerlo” (Ct 8, 7a).

Cari fratelli e sorelle, il fatto di essere così numerosi quest’oggi sta a significare che l’amore vince sempre, e missione dei cristiani è testimoniare la vittoria dell’Amore in ogni occasione della vita. Perché il segreto di tutto è proprio l’amore: l’amore ineffabile del Signore che vince la debolezza umana, tocca il cuore dell’uomo e lo converte all’amore della vita, all’amore del prossimo, persino all’amore per i nemici. Suor Marta Wiecka è fulgido esempio di un amore così grande. E la sua beatificazione continua ad offrirci un chiaro esempio di quanto sia importante renderci gli uni responsabili degli altri, di vivere l’uno al servizio dell’altro. Innalzando alla gloria dell’altare nuovi Beati e Santi, la Chiesa li addita a noi come esempi da seguire e intercessori da invocare. Ci chiede di percorrere il loro stesso cammino, testimoniando al mondo l’incommensurabile forza dell’amore che vince tutto: anche la morte.

Care Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, oggi una delle vostre sorelle viene additata dalla Chiesa come un modello di santità. Vi aiuti a proseguire nel vostro apostolato con lo stesso entusiasmo e la stessa fedeltà che l’hanno contraddistinta.

Mi rivolgo in particolare a voi, operatori del servizio sanitario: la beata suor Marta Wiecka susciti in voi sollecitudine, attenzione, dedizione verso quanti soffrono nella malattia. L’uomo è corpo e spirito: curando il fisico dolorante non dimenticate che per una guarigione vera e profonda di tutto l’uomo, è indispensabile tener conto anche delle esigenze spirituali dell’umana creatura. Quanto è importante allora l’incontro con Dio per chi è degente e sofferente! Quanto è importante che si difenda e si promuova sempre la cultura della vita e dell’amore, che contrasti efficacemente la cultura della morte con le sue tristi e preoccupanti manifestazioni, tra le quali mi limito a citare l’aumento degli aborti e dei casi di eutanasia. Quest’umile suora di Sniatyn, che oggi rifulge nel cielo fra i Beati, lancia a tutti noi un inno alla Vita, ci esorta ad amare la vita umana e a difenderla in tutte le sue fasi dal concepimento al suo tramonto naturale.

“Dimorate nel mio amore!” Cari pellegrini, tornando a casa portate con voi la gioia di quest’incontro; coltivate nel cuore l’impegno a “dimorare nell’amore” di Dio, seguendo le orme di questa vostra compatriota, modello di santità che tutti possiamo imitare. Dal Cielo vi protegga la Vergine Santa, Madre dell’Amore insieme ai Santi vostri Patroni e in particolare alla nuova Beata. Iddio benedica la Chiesa Metropolitana di Lviv dei latini, benedica tutte le comunità ecclesiali presenti, benedica l’Ucraina e i suoi abitanti. Ora e sempre. Amen!